London Array

Il parco eolico costruito alla foce del Tamigi

Nel 2018 le fonti rinnovabili avranno superato il nucleare per potenza installata. E’ la sfida della Gran Bretagna che ha deciso di investire nelle energie rinnovabili e in particolare nell’eolico. E’ recente l’entrata in funzione della prima turbina del London Array, il gigantesco reticolo di pale eoliche costruito alla foce del Tamigi, a circa 20 chilometri al largo della costa, da un consorzio guidato dalla danese Dong Energy (titolare del 50% delle azioni), con la partecipazione della tedesca E-on (30%) e di Masdar, la compagnia statale di Abu Dhabi (20%). Il parco, che sarà il più grande impianto off shore del mondo, verrà attivato gradualmente.

La soluzione di impiantare enormi distese di pale eoliche al largo della costa sembra aver portato a risolvere le forti opposizioni incontrate in Inghilterra allo sviluppo di centrali eoliche a terra: nel 2010 su 66 progetti presentati di centrali eoliche terrestri, ben 32 erano state respinte, mentre le centrali eoliche offshore hanno avuto uno sviluppo esponenziale, dalla prima apertura in Northumberland nel 2000, ad altre 14 centrali costruite negli anni successivi, alle attuali sei in costruzione, cui faranno seguito altre sette centrali.

Forse questo rapido sviluppo darà la possibilità al Regno Unito di recuperare il ritardo nel rispetto degli obiettivi dell’Unione europea (generazione del 15% del fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili) e del suo stesso Climate Change Act del 2008 (tagliare dell’80% le emissioni entro il 2050). Dovendo dare un’accelerata alla produzione di energia da fonti rinnovabili è logico quindi che il governo del Regno Unito abbia deciso di puntare tutte le sue fiches sulle risorse maggiormente disponibili nell’isola: vento e onde.

Come afferma Andrew Pendleton di Friends of the Earth, una delle associazioni più vocali nel sostenere lo sviluppo delle rinnovabili nel Regno Unito afferma: “La Nuova Gerusalemme sulla quale dovrebbe puntare il Ministro (dell’Energia) dovrà essere costituita da migliaia di piccole imprese che generano la loro propria elettricità o che svolgono un ruolo vitale nel fornire energia britannica pulita”.

Nel frattempo, entro la fine dell’anno le 175 turbine del London Array al largo della foce del Tamigi forniranno una potenza complessiva di 630MW – energia per 470mila abitazioni. Successivamente si darà il via alla seconda fase che porterà la potenza della centrale a 870 MW in grado di coprire il fabbisogno di 750mila famiglie – forse sufficienti a calmare le proteste dei pescatori locali, che si sono visti portar via una bella fetta delle loro aree di pesca tradizionale. Di sicuro abbastanza per permettere alla capofila del progetto, la danese Dong, di prospettare la vendita di metà della sua quota al fondo pensione canadese Caisse de dépôt et placement du Québec.

 

Planet inspired